LA TENTAZIONE DELL’EUTANASIA
Da quando è al governo la sinistra siamo tutti allibiti dalla
straordinaria velocità con cui sta mettendo in atto il suo programma: apertura
delle carceri a un terzo dei malfattori e dei nostri confini a tutti i
clandestini; depenalizzazione della droga e incentivo all’aborto con
“Vorrei
morire!” “Vorrei farla finita!”. La tentazione della disperazione, del
suicidio, del “farla finita” non è solo prerogativa dei malati terminali, ma
costituisce una delle tante esperienze dell’esistenza umana, una delle più
grosse e insidiose tentazioni, non sempre dovute a sofferenze fisiche ma più spesso morali: ingiuste accuse, tradimenti, fallimenti nel
lavoro, nel matrimonio, o nell’educazione dei figli, gravi dissesti economici,
ecc. prove comunque alle quali nessuno può sottrarsi del tutto nell’arco di una
vita, volenti o nolenti. Chi può
affermare di non avere mai fatto l’esperienza del dolore? Sarebbe un mostro da cui guardarsi! La tentazione dell’eutanasia, comunque, è
ancora più insidiosa e subdola perché presentata ipocritamente come “libera
scelta personale” che non si può negare a chi la chiede, a maggior ragione
perché rappresenta la richiesta di un “rimedio” laddove il rimedio non esiste
più.
Bisogna portare le risposte fino
alle loro estreme conseguenze, ma noi, le vogliamo davvero le risposte? No! Noi vogliamo solo non soffrire e
basta! Delle risposte non sappiamo che
farne. Se poi queste risposte vengono offerte non dai maghi o dai luminari del mondo ma
dalle fonti del Vangelo e della fede cristiana che parlano di senso del dolore
e di Vita Eterna con tanto di premio e di castigo… quale indignazione! La società di oggi, scientifica e laica non
ha bisogno di palliativi spirituali perché è pienamente matura e
autosufficiente, dicono, per trovare tutti i rimedi alla sofferenza e ad altro,
altrimenti è semplice: basta farla finita in nome della legge, e tutto è
risolto! Perché non prendere esempio da Nazioni “progredite”, quali l’Olanda
che è riuscita a condannare a morte perfino i bambini sofferenti?
E per provare
queste tesi in favore della morte, ecco i soliti bombardamenti mediatici usati
per l’aborto, tutti portati all’esasperazione con cifre iperboliche (tanto chi
controlla?): migliaia di casi pietosi e strazianti, racconti drammatici, come
se l’umanità, da quando esiste l’uomo sulla terra, non avesse mai fatto
l’esperienza naturale della nascita e della morte, della gioia e del dolore, e
ci trovassimo all’improvviso davanti a un evento del
tutto sconosciuto, come una meteora precipitata sulla terra !
Se la vita con
i suoi eventi di nascita e morte non è più intesa come un fatto naturale, come
un pellegrinaggio verso
Fecero questa
esperienza anche i coniugi Derek e Anna Humprhry, fondatori di una delle più potenti organizzazioni
statunitensi pro eutanasia. Anna che aveva ucciso i
suoi genitori malati (non incurabili), assieme al marito Derek,
scopre di essere colpita da tumore incurabile. Cerca aiuto nel marito, nel
quale invece scopre un nemico terribile da cui guardarsi, come dagli stessi
membri del “movimento pro eutanasia” che la allontanano come una lebbrosa.
Disperata e piena di rimorsi, cerca aiuto in una sua vecchia amica, Rita,
fondatrice, al contrario, dell’Istituto anti-eutanasia “International
antieuthanasia task force” confidandole che si sarebbe aspettata che il marito la incoraggiasse e
abbracciandola, le dicesse: “Non voglio che tu muoia, ti amo, ti aiuterò a
guarire”. Rita fece l’impossibile per
aiutarla, ma Anna, sempre più angosciata e stretta dalla morsa oppressiva del
marito, si tolse
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